I Fossili del Trentino


La descrizione geologica principale riguarda la zona delle Dolomiti. Per quanto riguarda gli strati più recenti, dal Giurassico in poi, essendo le tracce nelle Dolomiti piuttosto scarse si è preferito spostarsi verso la valle dell'Adige (Plateau di Trento) per darne una descrizione più completa ed interessante.
Le piante ed i disegni sono tratti per la maggior parte dall'ottimo testo di Bosellini:"Geologia delle Dolomiti". Anche il testo non è altro che una rielaborazione sintetica del libro di Bosellini il cui scopo è puramente divulgativo. Le foto, dove non esplicitamente indicato, sono dell'Autore.




"VII Mostra Mercato Minerali, Fossili, Micromounts e Pietre Lavorate"
Trento 15-16 Novembre 2008
Padiglione Trento Fiere (Trento, Via Bomporto)
Gruppo Mineralogico Paleontologico Trentino G.A. Scopoli



Gruppo Mineralogico Paleontologico Trentino

Località descritte:


  1. Castione
  2. Cornetto
  3. Folgaria
  4. Cave di Pila
  5. Bergamini
  6. Sorne
  7. Cave Angelini
  8. Butterloch

Descrizione sistematica:


  1. Introduzione
  2. Ammoniti
  3. Pygopi
  4. Trilobiti

Museo Tridentino di Scienze Naturali




Geologic
Time table


Geologia delle Dolomiti...e non solo

Breve sintesi


Il nome di Dolomiti alle montagne e di dolomia alla roccia che le costituisce deriva dal suo scopritore Déodat de Dolomieu (1750-1801) che osservò durante un suo viaggio in queste regioni come la roccia non reagisse chimicamente agli acidi. Si tratta infatti di un carbonato doppio di calcio e magnesio MgCa(CO3)2, non di semplice carbonato di calcio (CaCO3) come nel caso del comune calcare. Il nome Dolomia fu però proposto da Nicolas De Saussure nel maggio 1792 in una lettera inviata allo stesso Dolomieu.
La storia geologica delle Dolomiti è molto complessa, ed è proprio questa complessità che ha determinato la varietà di paesaggi ed i contrasti di colori che rendono queste montagne uniche al mondo. E' proprio questo contrasto di colori e forme dovuto alla presenza di rocce resistenti e compatte come le dolomie (di colore chiaro) che portano alla formazione di pareti verticali e vertiginosi torrioni, assieme alle tenere argille, conglomerati, alle scure rocce vulcaniche che formano dolci pendii ricoperti spesso da verdi prati. Come dicevamo, una storia molto antica quella delle Dolomiti che si può far iniziare con il Permiano, approssimativamente attorno ai 280 milioni di anni fa.

Spirale del tempo

La zona delle Dolomiti è caratterizzata da un'enorme sinclinale ben riconoscibile nelle immagini riportate sotto. Come si vede, le rocce più antiche (le filladi quarzifere del basamento metamorfico e le ignimbriti del cosiddetto Piastrone Porfirico Atesino) costituiscono i bordi della zona dolomitica (grosso modo a Sud e Nord), mentre le rocce sedimentarie, più recenti, ne costituiscono la parte centrale.

Sinclinale delle DolomitiSinclinale delle Dolomiti

Nelle foto successive sono riportate una veduta della zona centrale del gruppo del Lagorai (è ben visibile, al centro, Cima Cece) costituito dalle ignimbriti del cosiddetto Piastrone Porfirico Atesino e (a destra) una veduta (dalla cima del Cardinal) della Cima d'Asta (evidenziata in Verde) che costituisce il batolite intrusivo residuo dell'antico bacino magmatico che alimentò i fenomeni vulcanici della zona nel corso del Permiano inferiore. Tale incremento dell'attività vulcanica si estese a tutte le alpi ed è da attribuire all'orogenesi ercinica. L’ambiente di deposizione delle ignimbriti del Lagorai (che in alcuni punti raggiungono i 2000 metri di spessore), grazie alla presenza di intercalazione di tufi, arenarie o conglomerati, è da ritenersi subaereo. Un ulteriore conferma dell’ambiente subaereo proviene dal ritrovamento di resti vegetali o ancora dal famosissimo protosauro Tridentinosaurus antiquus studiato da G.B. Dal Piaz e rinvenuto negli anni ’30 nei pressi di Piné.

Piastrone Porfirico AtesinoBatolite di Cima d'Asta
La Terra durante il Permiano superiore

Nel corso del Permiano superiore si instaurò un ambiente desertico che portò alla formazione delle cosiddette Arenarie di val Gardena. I sedimenti che andarono a costituire tale formazione rocciosa derivano dalla disgregazione degli edifici vulanici del permiano inferiore. La continua azione delle piogge e dei venti portò al disfacimento e all’erosione degli strati superficiali che si accumularono in depositi di sedimenti dallo spessore variabile. I detriti, trasportati dalle alluvioni, andarono a colmare le depressioni mentre i venti trasportavano i sedimenti dalla granulometria più fine accumulandoli in dune di sabbia rossastra. La grana della roccia diminuisce, infatti, dal basso verso l’alto. Gli affioramenti più indicativi di questi terreni permiani sono rappresentati dal canion scavato dal “Rio delle foglie” il Bletterbach, il monte Seceda, il Passo Valles e il passo delle Erbe a Nord del Sass di Putia. Su questo territorio si muovevano alcuni antenati dei più famosi dinosauri che domineranno la terra nell'Era successiva: il Mesozoico. Il canion del Bletterbach e Butterloch rappresenta il più importante sito al mondo per il ritrovamento di numerose tracce di tetrapodi del permiano superiore. Tra i resti fossili di queste località, particolarmente interessanti sono i segni lasciati dalle onde sulla spiaggia (ripple mark), i segni lasciati dalle gocce di pioggia sulla spiaggia, i segni del fango rinsecchito, ecc...


BletterbachRipple mark
Spessore Arenarie Val Gardena

Al termine del Permiano si ha una trasgressione marina e la conseguente trasformazione di queste zone desertiche in bagnasciuga con la conseguente deposizone di evaporiti. La successione di strati chiari (gessi evaporitici) e depositi scuri marini che caratterizzano queste rocce vanno sotto il nome di strati a Bellerophon (dal nome di un mollusco caratteristico di questa formazione) e sono ben evidenti nei pressi del Sass de Putia (nei pressi del Passo delle Erbe), nel canion del Butterloch, sul Seceda, ecc...


Schema BellerophonSass de Putia
Bellerophon sp.

Il passaggio dal Permiano al Trias rappresenta una delle date migliari della storia della Terra, in quanto rappresenta il passaggio dall'Era Paleozoica al Mesozoico. Come tutti i passaggi tra due Ere geologiche anche questo è cararterizzato da importanti estinzioni di massa, ben più imponenti di quella successiva, ma ben più famosa, in cui scompariranno i dinosauri. Tale passaggio è ben visibile alla testata del Butterloch (sotto il Corno Bianco) ed è riportato in foto (B e W stanno ad indicare gli strati del Bellerophon e del Werfeniano).

Passaggio Permiano TriasEstinzioni
La Terra durante il Triassico inferiore

Successivo al Bellerophon è il Werfen dei cui diversi membri sono caratteristici fossili guida quali la Claraia Clarai, gli Asteroidi (stelle marine), la Natiria costata e ammoniti quali la Tirolites cassianus. Si tratta di depositi prettamente marini, come testimoniano chiaramente i resti fossili. Si tratta di una delle prime avvisaglie del progressivo sprofondamento di questa porzione di placca continentale che porterà, durante tutto il triassico a condizioni di mare sempre più profondo, tranne una breve interruzione durante l'Anisico.

Membri degli strati di Werfen
Asteroide
Claraia clarai

Alla fine del Werfen hanno origine le prime formazioni carbonatiche dovute ad esseri viventi: la Dolomia del Serla ed il calcare di Contrin.

Dolomia del Serla, alghe Diplopore

Successiva è la Dolomia dello Scilliar. I coralli sono colonie di piccolissimi animali marini che per vivere hanno bisogno di rimanere sott'acqua, ma hanno anche bisogno della luce del sole. Per questo motivo non possono sopravvivere a grandi profondità, ma solamente in prossimità del pelo dell'acqua per pochi metri al di sotto di questo. Lo sviluppo di questi animali però, in caso delle adeguate condizioni di vita (come avvenne nei caldi mari del Ladinico), può essere molto veloce e dato che, in questo periodo, esso superava la velocità di subsidenza l'unica possibilità era di svilupparsi in orizzontale appena sotto il pelo dell'acqua. Lo sviluppo di queste lunghe appendici molto delicate ne determinava periodicamente la rottura e il loro accumulo ai piedi dell'atollo corallino. Il meccanismo di innalzamento (verticale) dei corali verso la luce indotto dalla subsidenza si dice aggradazione e determina la formazione di stratificazioni orizzontali, parallele al pelo dell'acqua; mentre la crescita orizzontale indotta dall'accumulo dei "rami rotti" porta alla formazione di piani inclinati di scarpata ai bordi degli atolli aggradanti (progradazione).

Meccanismi di Aggradazione e ProgradazioneSequenza satratigrafica del catinaccio

Il fenomeno dell'aggradazione è visibile in maniera spettacolare nella zona centrale del Latemar con la sua stratificazione perfettamente orrizzontale. Mentre la progradazione degli atolli corallini del Ladinico è ben riconoscibile nei "Maerins" (i "Gemelli") ben visibili in Val S.Nicolò, semisommersi dalle rocce vulcaniche del Buffaure. Nell'immagine del Catinaccio riportata sopra, è possibile seguire tutta la sequenza stratigrafica dal Werfeniano (la parte bassa in parte coperta dall'erba) fino alla Dolomia dello Scilliar che ne caratterizza la parte sommitale, al di sopra della grande cengia basale. Le rocce relativa ai vari periodi sono state evidenziate con le diverse colorazioni: Conglomerato di Richtofen, Calcare di Contrin, Strati di Livinallongo, Dolomia dello Scilliar.

Stratificazioni orizzontali del LatemarMaerins i Gemelli
Vista di Punta PeniaFossili del calcare della Marmolada

E' curioso osservare inoltre come i gruppi "dolimitici" siano in realtà costituiti in parte sì da Dolomia, ma in buona parte anche da Calcare. Tipico esempio ne è la Marmolada, la "Regina" delle dolomiti, interamente costituita da rocce calcaree. Il perché questo si sia verificato va cercato nei meccanismi di formazione della Dolomia.

Distribuzione Calcare e Dolomia

Nelle Dolomiti l'attività vulcanica riprese nel corso del Ladinico. Circa attorno ai 230 milioni di anni fa si ha, infatti, la formazione di due edifici vulcanici, uno nei pressi di Predazzo e uno in Val S.Nicolò (in rosso nel disegno sopra) la cui attività portò alla fuoriuscita di una notevole quantità di lava e tufi, ricoprendo così le scogliere marine e riempiendo i bacini marini. Alcuni begli esempi sono rappresentati dai Maerins (I Gemelli) della val S.Nicolò (già visti prima) ricoperti dalle lave ladiniche del Buffaure. Altro risultato della ripresa attività vulcanica sono i numerosi e ben evidenti dicchi che attraversano il Latemar e che sono dovuti ad infiltrazione di materiale magmatico all'interno delle rocce preesistenti (in questo caso il calcare del Latemar). Gruppi interi sono nati grazie a questi fenomeni vulcanici, ne sono esempio, tra gli altri, la catena del Padon, il Monte Pore, il Col di Lana ed il Buffaure.

Dicchi vulcanici verso cima SchenonCol di Lana e Monte Sief

Dolomia Cassiana. Si tratta di dolomie sviluppatesi essenzialmente per progradazione a causa della quasi totale assenza di subsidenza che ne impediva l'aggradazione. Esse sono quindi facilmente riconoscibili perché clinostratificate. Non solo, rispetto alle scogliere pre-vulcaniche quelle cassiane sono più ricche di coralli. Ne sono esempio il Sassolungo, la parte bassa e massiccia del Sella, il SettSass, il Lagazuoi, il Sasso di Stria ed il Nuvolau, il Monte Piana ed i Cadini di Misurina, ecc...
Tutte queste famose "scogliere" cassiane, in realtà, erano state precedute nel loro sviluppo da una serie precedente di scogliere, sempre di età carnica. Queste scogliere preesistenti non arrivarono a svilupparsi come le successive perchè annegate a causa di un rapido aumento del livello del mare. L'esempio più bello è rappresentato dal cosiddetto Richtofen Reef, cioè il Piccolo SettSass che si vede in figura.

Sistema di sviluppo della Dolomia CassianaVeduta aerea del piz Ciavazes

Nei bacini che circondano queste nuove piattaforme di età carnica si vanno depositando i prodotti dell'erosione degli edifici vulcanici del tardo ladinico, è così che ha origine la Formazione di S.Cassiano, famosissima per i fossili che vi si trovano. Si tratta di una miriade di specie differenti; tutti gli esemplari sono di piccole dimensioni (tanto che si parla di fauna nana), ma caratterizzati da una conservazione eccezionale. Tipici esempi sono l'Alpe di Specie, a Nord di Cortina d'Ampezzo, Pralongià presso S.Cassiano, la zona del Passo Sella e del Passo Pordoi, ecc...

Settsass e piccolo SettsassTrachyceras sp.

Sul finire del Carnico si ha un'ulteriore accelerazione della subsidenza e un abbassamento del livello del mare che porta alla formazione di depositi sottili vivacemente colorati, gli strati di Raibl. Uno dei più spettacolari effetti degli strati di Raibl sui paesaggi dolomitici è costituito dalla formazione di cenge (a causa della loro scarsa consistenza) che separano le compatte Dolomie Cassiane dalle stratificazioni della successiva Dolomia Principale (la parte sommitale del Gruppo del Sella, Piz Ciavazes, ecc...). Oltre a questo anche il colore rossastro dei terreni risalenti a questo periodo è molto caratteristico. Tipico fossile guida di questo periodo è il bivalve Myophoria kefersteini. Tipici, oltre alla cengia che taglia a metà altezza il gruppo del Sella (come la parte sommitale del Piz Ciavazes), sono la base della Tofana di Rozes (e parte della testata della Val Travenanzes) anche tutta la piana erbosa che va dal Passo falzarego alle Cinque Torri.

Formazione di Raibl alla base della Tofana di RozesMyophoria kefersteini
Gruppo del Sella, Dolomia Cassiana e Dolomia Principale separate dalla cengia degli Strati di Raibl

Sopra gli strati colorati caratteristici della formazione di Raibl si ha la formazione delle pareti verticali che hanno reso famose le Dolomiti (Tofana di Rozes, Tre Cime di Lavaredo, Campanil Basso, ecc...), si tratta della Dolomia Principale. Tipici fossili di questo periodo sono il Neomegalodon guembeli e la Worthenia contabulata (ex Worthenia solitaria). Il periodo geologico di queste formazioni è il Norico.

Il Campanil Basso
Neomegalodon gumbeli
Worthenia contabulata

Oltre la Dolomia Principale del Norico si ha l'ultimo periodo del Trias: il Retico, di cui però non si hanno così ampie tracce come nei casi precedenti (Sasso della Croce????).
Oltre si passa ormai ai calcari Grigi (parte sommitale di Pelmo, Antelao e Civetta) del Giurassico e quindi al Rosso Ammonitico di cui sono presenti tracce sulla Furcia Rossa e altre zone. Le formazioni del Cretaceo si limitano a ristrettissime zone sul Puez (Marne del Puez) al Col del Soné e nella zona di Ra Stua (??). Nonostante la loro presenza molto scarsa anche gli strati del Cretaceo delle Dolomiti sono divenuti famosi per la ricca fauna di ammoniti "aberranti" rinvenute nelle cosiddette Marne del Puez.


La Terra durante il Giurassico superiore
Pista ROLM1Colatoio Chemini
ROLM201 impronta di carnivoroFormazione di un'impronta fossile

L’evoluzione paleogeografica del Plateau di Trento, ora corrispondente alle Prealpi Venete Occidentali, inizia nel Lias Inferiore con lo stabilirsi di un’ampia piattaforma carbonatica di tipo bahamiano dove la rapida subsidenza era controbilanciata da un’attiva sedimentazione. Si trattava di cosidette piane tidali o di marea i cui fondali potevano periodicamente emergere per poi sprofondare nuovamente sotto il pelo dell'acqua. Durante questo periodo si ebbe la deposizone dei “Calcari Grigi di Noriglio” del Lias Inferiore e Medio. La presenza di zone emerse di una certa importanza è ben documentata dalle impronte dinosauriane rinvenute ai Lavini di Marco presso Rovereto. Anche i vegetali rinvenuto all'interno del membro di Rotzo e descritti già nel 1764 dall'abate Agostino dal Pozzo e poi dettagliatamente studiati da De Zigno indicano chiaramente un ambiente terrestre. Mentre gli strati a Lithiotis problematica, tipici dei Calcari Grigi, sono chiara espressione di un ambiente marino. Questa condizione di precario equilibrio tra terra e mare però stava per avere fine già verso la fine del Giurassico inferiore, quando si ebbe lo sprofondamento delle zone circostanti la piattaforma di Trento, fenomeno che portò alla formazione dei bacini Lombardo (a ovest) e di Belluno (a est). Rimase quindi nel mezzo il cosiddetto Plateau di Trento. I calcari formatisi in questo periodo tendono quindi a diversificarsi e, lungo la fascia occidentale della piattaforma di Trento (dalle Dolomiti di Brenta alla valle dell'Adige) si andò depositando la cosiddetta ”Oolite di Capo S.Vigilio” che risale al Lias Superiore (Toarciano-Aaleniano) e che non è quindi presente nella zona centrale (Altipiano dei Sette Comuni e parte dei Monti Lessini). Sull'Altipiano dei Sette Comuni, infatti, il successivo Rosso Ammonitico Veronese poggia direttamente sui sottostanti Calcari Grigi. Dalla fine dell’Aaleniano (localmente anche prima) i rate di subsidenza e di sedimentazione subirono un’improvvisa interruzione, mentre la parte centrale della piattaforma che ora corrisponde all’area dei Sette Comuni, era una zona emergente, nella forma di una lunga, piatta isola, dall’inizio del Toarciano.

Suddivisione stratigrafica dei Calcari GrigiVegetali del Membro di Rotzo

Poco prima della fine del Bajociano, il Plateau di Trento sprofondò e si trasformò in un rigonfiamento pelagico intrasinclinale, in cui iniziò a formarsi l’”Ammonitico rosso veronese”. Si tratta questa, di una formazione caratteristica di acque molto profonde (anche 1000 metri), formatasi in condizoni di sedimentazione molto scarsa (meno di 1 mm ogni 1000 anni). Tra la fine della deposizione carbonatica massiva di tipo bahamiano e lo sprofondamento della piattaforma si ha la deposizione degli Strati a Posidonia alpina. La formazione di questi strati a lumachella fu sporadica sia nel tempo che nello spazio ed ebbe luogo in un periodo di subsidenza estremamente ridotta, principalmente durante il bajociano inferiore e l‘inizio di quello superiore.

Lumachella a Posidonia alpina

Con la fine del Giurassico si ha la deposizione di fanghi calcarei molto sottili che portano alla formazione di rocce bianche, da cui il nome di "Biancone". Siamo ormai nel Cretaceo. Tali rocce sono caratterizzate da frequenti intercalazioni di selce (strati con struttura nodulare).


E' sufficinete cliccare sulle immagini per visualizzarle ingrandite.

Bibliografia essenziale

  • Alfonso Bosellini, Geologia delle Dolomiti, Athesia, Bolzano 1996.
  • Carlo Sturani, Ammonites and stratigraphy of the “Posidonia alpina” beds of the venetian alps (Middle Jurassic, Mainly Bajocian), Società Cooperativa Tipografica, Padova 1971.
  • Marco Avanzini, Una storia antica. Le formazioni rocciose del Trentino, Natura Alpina, 1 (2006)


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