Le antiche carte


Ygl, 1621
La cartografia delle regioni alpine comincia a diventare ragionevolmente accurata solo a partire dal '600. Tra le prime carte degne di nota, almeno per le zone tirolesi, vi sono quelle prodotte a Innsbruck. Una di queste è stata disegnata dal nobile tirolese Warmund Ygl von Volderthurm nel 1621. La parte qui riprodotta (si clicchi sul riquadro a sinistra per visualizzare la mappa) corrisponde alla zona a nord-ovest di Trento, tra il Gruppo di Brenta (qui denominato "Laturo Mons") e la Valle dell'Adige. Le montagne a "cono di talpa" sono una caratteristica comune a gran parte delle mappe dell'epoca, poco interessate a dare il dettaglio orografico. La toponomastica è prevalentemente tedesca, data l'origine dell'autore. Così Molveno diventa Molvein (scritto Moluein), Mezzolombardo è Alt Metz S.Peter, con di fronte Kron Metz. I fiumi e i torrenti hanno larghezza esagerata e il loro andamento sinuoso ha più valenza estetica che pretesa di verosimiglianza. Andalo non compare nella mappa. Molveno è disegnato molto vicino ai castelli degli Spaur e alla Val di Non, mentre appare smisuratamente lontano dalle ville del Banale (fuori riquadro in basso, a sinistra di S.Maxentia), da cui in realtà dista ben poco, appartenendo peraltro alla stessa parrocchia. Le contese tra il principato vescovile di Trento, da una parte, e i feudatari legati all'area tedesco-tirolese dall'altra, si riflettono anche nella distorsione delle distanze nelle mappe, in questo caso a favore dei tirolesi, essendo tirolese l'autore.

Burgklehner, 1611
Matthias Burgklehner, o Burgklechner, disegnò mappe del Tirolo tra il 1608 e il 1620. Qui riportiamo due riquadri. A sinistra, la zona a sud di Molveno (In Malfein) comprendente le Giudicarie, con le ville del Banale e di Lomaso. Nella zona del Banale si vede anche disegnata una chiesetta in corrispondenza di Lundo (Lunt). A destra, la zona a nord-est di Molveno, con parte della Valle di Non e il corso del Noce fino a Mezzolombardo (Metz). In basso si nota anche la zona del lago di Toblino. Anche nel caso del Burgklehner, come per Ygl, la toponomastica è prevalentemente tedesca. In quanto ad Àndalo, esso appare solo per il suo laghetto, indicato come Lago di Andel, circondato da boschi. In quel periodo i masi di Àndalo non formavano ancora un centro abitato significativo; gli abitanti erano forse tra 100 e 200, divisi in 13 o 15 masi distinti. La comunità si radunava periodicamente per le assemblee della regola. Il cappellano, dipendente dalla Pieve del Banale, era in comune con Molveno, e celebrava i riti in una piccola chiesetta nelle vicinanze del maso Toscana. Sulla sella di Àndalo non esistevano castelli, secondo un preciso accordo tra il Principato vescovile di Trento e i signori feudali della zona. Questi ultimi si contendevano il possesso di terreni e masi, data l'importanza strategica della sella, al confine tra la Val di Non a nord, e le Giudicarie a sud. Nella stessa mappa, vicino ad Andalo si trova anche il castello degli Spaur a Belfort. Lungo il corso del Noce si vedono poi i due edifici principali di Mezzolombardo all'epoca: la chiesa di S.Pietro e il castello con la scritta Thurm (torre). Di fronte a Metz S. Pietro (Mezzolombardo) si vede Kronmetz (Mezzocorona) con il Castello di S. Gottardo incassato nelle rocce del monte sovrastante.

Ceschi, 1688
Nella seconda metà del seicento gli abitanti di Andalo si scontrarono più volte in aspre liti con i quelli dei villaggi posti sul versante opposto del monte Gaza, per usuali questioni di confine e di diritto di pascolo. Così un commissario austriaco e uno vescovile si recarono sul posto per una verifica degli antichi confini. Al termine del sopralluogo, avvenuto nel settembre del 1663, il commissario Gianpietro Giuseppe Ceschi, commissario arciducale ai confini d'Italia, disegnò una mappa della zona ad acquerello. Qui sotto viene riprodotta una parte della mappa. I masi di Andalo vengono rappresentati da case sparse, tra prati e coltivazioni. Tutt'attorno si estende un fitto bosco. Nel disegno l'abitato è visto da ovest, con il nord a sinistra. Il maso più a nord, lungo la strada che poi scende a Cavedago e Spormaggiore, è il maso Toscana, il più antico. Accanto al maso è disegnata la prima chiesa di Andalo, quella inizialmente intitolata a S. Paolo e poi a S. Vito. Venne abbandonata e cadde in rovina dopo la costruzione della nuova parrocchiale di S. Vito al maso Fovo nella seconda metà del '700. Non lontano dal maso Toscana si vede anche la chiesetta di S. Rocco, detta anche la glesiola, costruita verso la fine del '500. In basso compare anche il laghetto di Andalo. Uno dei masi disegnati al di sopra del lago (e quindi a est dello stesso) dovrebbe essere il maso Fovo. Più a destra parte la strada per Molveno.

Sperges, 1759
Una delle mappe più interessanti della cartografia di scuola tirolese fu quella di Joseph Sperges (anche, von Spergs) di Innsbruck. Più che un cartografo, lo Sperges era un umanista esperto di questioni giuridiche, inviato in Trentino da Maria Teresa d'Austria per regolare controversie sui confini con la Repubblica di Venezia. Uno dei suoi meriti principali fu quello di raccogliere informazioni dirette sulla geografia e la toponomastica della regione durante la sua breve visita, anziché limitarsi a copiare le carte esistenti. Finalmente ebbe termine l'abitudine di ripetere, di mappa in mappa, errori grossolani. Le distanze tra i villaggi cominciano ad essere realistiche. Vengono indicati alcuni confini, come quello tra il principato vescovile di Trento e le terre infeudate a nobili tirolesi, come gli Spaur. Le strade e i corsi d'acqua non sono più soltanto ornamenti estetici, ma elementi geografici verosimili. Non manca qualche errore (Andalo, viene sì indicato, ma sul lato sbagliato del lago omonimo), ma nulla in confronto ai frequenti svarioni delle mappe più antiche. La toponomastica è fedele ai nomi locali (dialettali o italiani per la parte trentina). Poco fedele rimane, invece, l'orografia, limitata a pochi rilievi schematici.

Anich e Hueber, 1774
La carta disegnata da Peter Anich e Blasius Hueber costituisce, per la sua innovatività, un marcato salto evolutivo. In essa sono riunite le caratteristiche di bellezza e decoratività delle vecchie carte assieme alla precisione del rilevamento. Il loro "Atlas Tyrolensis" è considerato come la prima carta topografica unitariamente concepita in Europa. Per ottenere una carta di grande qualità gli autori lavorarono a lungo sul campo, con una intensa campagna di misurazioni. Qui diamo le seguenti tavole: