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Guida a Internet
della Electronic Frontier Foundation
Edizione italiana a cura di Liber Liber
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Liber Liber
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Capitolo 14: affari su Internet

14.1 METTER SU BOTTEGA

Ai vecchi tempi, prima del 1990 o giù di lì, non c'erano negozi nella comunità virtuale; se volevi comprare un libro dovevi ancora salire in macchina e andare alla libreria più vicina.

Questo perché, allora, Internet era composta per lo più da una serie di reti finanziate dal governo, sulle quali le attività dichiaratamente commerciali erano proibite. Oggi gran parte della Rete è gestita da aziende private che in generale non hanno simili restrizioni, e le attività commerciali fanno la fila per andare online -- dai giganti come l'AT&T fino ai più piccoli fiorai. Nel 1994, l'Home Shopping Network, già famosa per le sue televendite sulle TV via cavo, ha comprato l'Internet Shopping Network, un negozio di computer online. Anche la sua rivale, la QVC, sta progettando di realizzare un servizio su Internet.

E così oggi con un account su Internet si può comprare qualsiasi cosa, dai computer ai preservativi. La maggior parte degli scambi passa sul WWW, che permette di realizzare cataloghi online e moduli per le ordinazioni. In realtà c'erano negozi online anche prima che il Web avesse successo, ma il Web permette a una azienda di mostrare i suoi beni e il suo logo in un formato piacevole da vedere e comodo da usare. I tentativi pre-Web si concentravano sull'accesso a un catalogo online; in ogni caso si doveva sempre telefonare per fare un ordine.

14.2 VETRINE ONLINE

Alcune ditte, in particolare grossi produttori di computer come la Digital Equipment Corp. o la Sun Microsystems Inc., hanno messo su i propri negozi online. Aziende più piccole, invece, stanno realizzando i propri negozi in "centri commerciali" online. L'idea dietro questi centri commerciali è simile a quella che sta dietro quelli veri: si va al centro commerciale in cerca di un articolo particolare, e poi si guardano un po' di vetrine per vedere che cos'altro c'è in vendita (per i negozi anche i vantaggi sono analoghi: il proprietario del centro commerciale è responsabile della pubblicità, si incarica di garantire un certo afflusso di persone e si occupa della manutenzione del centro).

Uno dei primi centri commerciali, tant'è che è basato sul gopher, è quello gestito da Msen, un Internet provider ad accesso pubblico situato ad Ann Arbor, Michigan. Il suo "Msen Marketplace" offre un'agenzia di viaggio, delle "Pagine gialle Internet - Affari" con i servizi disponibili su Internet e un servizio di consulenza professionale online, che ospita offerte di lavoro per tutti gli Stati Uniti. Si raggiunge Msen via gopher a:

gopher.msen.com

Dal menu principale, scegli "Msen Marketplace".

Al momento in cui scriviamo (novembre 1994) CommerceNet è ancora più un'idea che un centro commerciale vero e proprio. Ma se vuoi dare un'occhiata ai lavori in corso punta il browser su

http://www.commerce.net/

HotWired e il Global Network Navigator rappresentano altri due modi di fare affari su Internet. Entrambe sono riviste online sul Web, che forniscono non solo link verso altri servizi, ma anche articoli originali (HotWired, realizzata dalla rivista Wired, permette addirittura ai propri lettori di intervenire in conferenze pubbliche sugli articoli pubblicati). Entrambe veicolano pubblicità sotto forma di icone. Cliccando sulle icone (o, nel caso di Lynx, muovendo il cursore sul nome della ditta pubblicizzata e premendo Invio) si viene connessi a materiale pubblicitario che si riferisce a ciò che l'azienda in questione sta cercando di vendere. Puoi provare HotWired a

http://www.hotwired.com/

e il Global Network Navigator a

http://gnn.com/

Per il primo, occorre prima registrarsi (cosa piuttosto insolita per un servizio Web); per il secondo, dovrai prima scegliere un server GNN locale.

14.3 L'ASSEGNO E' STATO SPEDITO (PER POSTA ELETTRONICA)

Ma davvero comprerai mai qualcosa su Internet? Vista tutta la pubblicità sui piccoli fiorai che ricevono ordini internazionali tramite Internet, ci si chiede se davvero questi negozi si dimostreranno di maggior successo rispetto a quelli che sono stati a lungo presenti su reti commerciali come CompuServe o Prodigy. Affideresti il tuo numero di carta di credito a Internet, una rete i cui problemi di sicurezza hanno raggiunto le prime pagine dei giornali, e non una volta sola?

Alcuni commercianti elettronici dicono che inviare il proprio numero di carta di credito su Internet in realtà non è più insicuro del porgerla al commesso di un grande magazzino. Questa osservazione si basa sulla cosiddetta "security through obscurity" (sicurezza per mezzo della scarsa chiarezza): ci sono talmente tanti messaggi e-mail che passano per Internet ogni giorno che è virtualmente impossibile per un hacker riuscire a trovare quelli che contengono numeri di carte di credito.

Altri, però, sono più cauti: e anche i loro clienti. I commercianti vogliono anche essere sicuri che chi ordina sia veramente chi dice di essere. La posta elettronica via Internet è semplicemente del testo ASCII, e anche se l'enorme volume di posta rende difficile intercettare un messaggio specifico, non si dovrebbe mai sottovalutare la capacità di un hacker di trovare l'ago nel pagliaio (ovvero: un numero di carta di credito in mezzo a migliaia di messaggi).

Come ci si potrebbe aspettare, un certo numero di aziende sta lavorando per rendere Internet sicura per le transazioni commerciali. CommerceNet, una joint venture tra il governo statunitense e ditte della Silicon Valley californiana, ha sviluppato un sistema basato sulla cifratura. Quando si riempie un modulo d'ordine online, questo viene cifrato in modo tale che solo il commerciante a cui è diretto può decifrarlo; e all'interno ci sarà la tua "firma digitale" univoca, che prova che tu sei, effettivamente, tu.

Tuttavia, questo approccio si basa sul possesso di un software particolare che si occupi della cifratura del modulo d'ordine. Il browser WWW Netscape è il primo ad incorporare un software di questo tipo (la piccola chiave spezzata nell'angolo in basso a sinistra indica proprio questo) ma le altre ditte che producono browser Web lo aggiungeranno entro pochi mesi.

Il funzionamento si basa su una tecnica nota come "crittografia a chiave pubblica". In questo sistema il commerciante ha una chiave pubblica, una formula matematica, che può essere usata per cifrare i messaggi a lui indirizzati. Chiunque può usare la chiave, ma solo il commerciante ha la chiave privata che può sbloccare il messaggio. In questo modo si può riempire un modulo d'ordine online, aggiungervi il proprio numero di carta di credito, ed essere sicuri che nessuno può intercettarlo.

Alcuni obiettano, però, che questo tipo di tecnica impedirà l'acquisto d'impulso (sicuramente un diritto scolpito nella costituzione americana) perché è necessario il software adatto a gestire la cifratura sul proprio computer.

Perciò, altre aziende stanno lavorando sull'equivalente online della carta di credito per commercianti convenzionati. Innanzitutto si richiede di aprire un conto con una di queste ditte, nel modo tradizionale: telefono o posta.

Poi, quando ci si collega a un commerciante convenzionato e si inoltra un ordine, il computer del commerciante invia un messaggio al computer della "carta di credito". Quel computer invia un messaggio al tuo, chiedendo la conferma dell'ordine. Il computer potrebbe perfino farti una domanda a cui tu solo puoi rispondere (come ad esempio il nome da ragazza di tua madre, o il nome del tuo cane). Se rispondi affermativamente, la transazione viene effettuata.

Un terzo approccio consiste nel tentativo di creare l'equivalente elettronico della dura e fredda moneta. Quelli che lo propongono sostengono che uno dei problemi con i primi due approcci è che qualcuno, da qualche parte, tiene traccia di chi sei e di che cosa compri. Invece, nell'approccio sviluppato da una azienda olandese chiamata DigiCash, la tua banca in pratica ti lascia prelevare contanti in un conto digitale che risiede sul tuo computer. Quando si va in un negozio online che accetta questa moneta digitale, si può pagare con questi fondi.

Questo approccio, come quello crittografico, richiede software speciale (che gestisce la tua "firma digitale") e un conto con una banca convenzionata.

Ora, i sostenitori degli ultimi due metodi osservano che, in definitiva, la maggior parte degli affari su Internet sarà incentrato non su grossi acquisti come computer o automobili, ma sulle informazioni. Già ora l'informazione in vendita tende a essere molto costosa ed è venduta su tariffe orarie elevate. Con il potenziale mercato di massa rappresentato da Internet, però, chi ha informazioni da vendere può trovare più redditizio abbassare le tariffe e aumentare i volumi. Con un sistema totalmente elettronico sarebbe possibile vendere informazioni con una piccola tariffa per articolo o per ricerca.

Nel prossimo anno o giù di lì, tutti e tre i tipi di sistemi diverranno comuni nei negozi online. Aspettati un po' di confusione mentre i commercianti e i clienti cercheranno di decidere quale sistema usare.

14.4 IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO

Il 1994 ha rappresentato uno spartiacque per Internet: è stato l'anno in cui la gente che normalmente compra la pubblicità nelle ultime pagine del National Inquirer e di Cosmopolitan ha scoperto la rete.

I lettori di Usenet si sono visti invadere le loro conferenze preferite da pubblicità di ogni genere: dalle creme snellenti alla pornografia. Canter e Siegel, due avvocati di Phoenix, Arizona, hanno attratto l'attenzione dei media americani quando hanno inondato la bellezza di 6000 newsgroup Usenet con la pubblicità di un loro servizio di immigrazione da 99 dollari.

Il motivo per cui hanno attirato una simile attenzione non è perché hanno fatto qualcosa di unico (nel gennaio del 1994 un system administrator di un piccolo college in Pennsylvania ha fatto una cosa del tutto analoga con messaggi nei quali affermava che il terremoto di Los Angeles provava che il Secondo Avvento era imminente) ma per la reazione degli utilizzatori di Internet. Semplicemente, erano indignati dal fatto che, indipendentemente dal newsgroup in cui entravano, che vi si discutesse di programmazione Unix o di organizzazione di matrimoni, trovavano la stessa maledetta pubblicità, ripetuta senza fine. Alcuni hanno risposto inviando messaggi in cui spiegavano come ottenere gratuitamente gli stessi servizi venduti dagli avvocati. Altri hanno inondato gli avvocati - e gli amministratori del sistema da essi usato - con messaggi di protesta, la bellezza di 200 MB in appena due giorni. Improvvisamente, il termine gergale "spam", finora oscuro, era arrivato sulle pagine del New York Times ("to spam" deriva da uno sketch dei Monty Python su un ristorante che serve solo la minestra SPAM).

L'impresa degli avvocati, però, potrebbe essere l'ultima del suo genere. Oggi molti utenti Usenet sono all'erta contro lo "spamming". Per mezzo di una tecnica nota come "cancelling" sono in grado di eliminare messaggi simili quasi nello stesso momento in cui compaiono.

La morale della storia è che gli utenti Internet non sono contrari alla pubblicità in generale, ma che in molti ritengono che questa abbia un posto appropriato: nei cataloghi online, che devono esplicitamente essere visitati dagli utenti, e non infilati di prepotenza nelle conferenze pubbliche.

14.5 PER SAPERNE DI PIU'

La proposta di moneta elettronica (e-cash) della DigiCash è disponibile presso il sito Web:

http://www.digicash.com/

La Open Marketplace, Inc. sta sviluppando un approccio al commercio del tipo "carta di credito". Potete dargli un'occhiata sul Web all'indirizzo:

http://www.openmarket.com/

"Internet Shopping Mall", di Dave Taylor, è un esaustivo elenco di negozi online. Si può ottenere via FTP anonimo su ftp.netcom.com: guarda nella directory /pub/Gu/Guides. E' disponibile anche via gopher sul sito peg.cwis.uci.edu. Dal menu principale scegli Accessing the Internet, PEG, Internet Assistance e infine Internet Shopping Mall (probabilmente dovrai scendere di un paio di pagine per arrivarci).

Se vuoi discutere l'esperienza dello shopping online, la lista imall-chat è quello che ci vuole. Per iscriverti invia un messaggio a listserv@netcom.com. Lascia l'oggetto in bianco, e nel corpo del messaggio scrivi: subscribe imall-chat.

Un esauriente elenco di imprese commerciali sulla rete si trova presso il sito Yahoo della Stanford University:

http://www.yahoo.com/Business/Corporations/

L'Università statale di Kent, nell'Ohio, gestisce un elenco di "Business Sources on the Net". Usa il gopher per collegarti a refmac.kent.edu.

Due libri cui vale la pena dare un'occhiata sono "The Internet Business Book" di Jill Ellsworth (John Wiley and Sons) e "Doing Business on the Internet" di Mary Cronin (Van Nostrand Reinhold, 1994).

Il newsgroup Usenet alt.current-events.net-abuse è il luogo adatto per discutere di spamming e di altre pubblicità invadenti.


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